Le emozioni

La nostra esistenza è intessuta di emozioni. Alcune emozioni ci piacciono, le andiamo a cercare, ne parliamo con gli altri, le riviviamo col ricordo, altre ci fanno soffrire. Ma che cosa sono le emozioni? Quali sono? E a che cosa servono?

Parlare di emozioni significa trattare un argomento vastissimo e relativamente recente. Infatti, fu solo Darwin, dopo la metà dell‘800, a scrivere delle espressioni emotive. Le sue osservazioni puntualizzavano la somiglianza tra esseri umani e animali e l’universalità di alcune di esse. Quindi le emozioni sono fondamentali per fornire informazioni e garantire la sopravvivenza dell’individuo.

Che cosa sono le emozioni?

Secondo la maggior parte delle teorie moderne, le emozioni sono un processo multicomponenziale, cioè articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve.

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi.

Le emozioni sono il segnale che vi è stato un cambiamento, nello stato del mondo interno o esterno, percepito come rilevante.

Le principali componenti che costituiscono un’emozione sono:

  • l’attivazione fisiologica (o arousal) dell’organismo (ad esempio, variazioni nella frequenza cardiaca e respiratoria, sudorazione, pallore, rossore, etc.);
  • la valutazione cognitiva (o appraisal) dello stimolo scatenante;
  • le espressioni verbali (ad esempio il lessico emotivo) e non verbali (espressioni facciali, postura, gesti, etc.);
  • reazioni comportamentali (come il fuggire o attaccare) che il soggetto utilizza in risposta a un evento.

 

Quali sono le emozioni?

In tanti hanno studiato le emozioni cercando di definirle e categorizzarle, ma particolarmente rilevante è il lavoro messo a punto da Paul Ekman.

Questo psicologo americano racconta di essere stato in un remoto villaggio sulle alture della Papua Nuova Guinea per studiare i Fore, popolo indigeno pre-letterario, e verificare se fosse possibile riscontrare anche tra loro le stesse emozioni provate da altri popoli.

Fu proprio seguendo questa Tribù che Ekman poté notare come le espressioni di base fossero universali perché riscontrabili in popolazioni diverse, anche in una popolazione così isolata dal resto del mondo come i Fore. Così decise di stilare una lista di emozioni divise in primarie e secondarie.

Le emozioni primarie o di base sono:

  1. rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività;
  2. paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;
  3. tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;
  4. gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;
  5. sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;
  6. disprezzo, sentimento e atteggiamento di totale mancanza di stima e disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale;
  7. disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.

Queste sono emozioni innate, presenti fin dalla nascita, e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali. 

Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale

Esse sono:

  • allegria, sentimento di piena e viva soddisfazione dell’animo;
  • invidia, stato emozionale in cui un soggetto sente un forte desiderio di avere ciò che l’altro possiede;
  • vergogna, reazione emotiva che si prova in conseguenza alla trasgressione di regole sociali;
  • ansia, reazione emotiva dovuta al prefigurarsi di un pericolo ipotetico, futuro e distante;
  • rassegnazione, disposizione d’animo di chi accetta pazientemente un dolore, una sfortuna;
  • gelosia, stato emotivo che deriva dalla paura di perdere qualcosa che appartiene già al soggetto;
  • speranza, tendenza a ritenere che fenomeni o eventi siano gestibili e controllabili e quindi indirizzabili verso esiti sperati come migliori;
  • perdono, sostituzione delle emozioni negative che seguono un’offesa percepita (es. rabbia, paura) con delle emozioni positive (es. empatia, compassione);
  • offesa, danno morale che si arreca a una persona con atti o con parole;
  • nostalgia, stato di malessere causato da un acuto desiderio di un luogo lontano, di una cosa o di una persona assente o perduta, di una situazione finita che si vorrebbe rivivere;
  • senso di colpa, rimorso o turbamento psicologico sperimentato da chi ritiene di aver tenuto comportamenti o azioni contrari al proprio codice morale;
  • delusione, stato d’animo di tristezza provocato dalla constatazione che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà.

Quindi, le seconde sono delle emozioni più complesse e hanno bisogno di più elementi esterni o pensieri eterogenei per essere attivate

A cosa servono le emozioni?

Le emozioni svolgono principalmente 3 funzioni fondamentali:

  1.  Ci preparano fisicamente ad agire. Sono risposte rapide, automatiche e ci spingono a mettere in atto un determinato comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza. Proviamo ad immaginare di attraversare la strada e vedere arrivare una macchina ad alta velocità. La paura ci porta istintivamente ad affrettare il passo o a tornare indietro per metterci in salvo. Che cosa accadrebbe se la scelta fosse conseguente a un ragionamento del tipo: “ok, sta arrivando una macchina. Non sembra intenzionata a frenare. A questa velocità, se non mi sposto mi investe. Conviene che mi tolga dalla strada. Meglio correre sul marciapiede o tornare indietro? E se correndo inciampo?”. Nel tempo che dedichiamo a questi ragionamenti la macchina ci avrebbe già investiti. 
  2. Comunicano agli altri come ci sentiamo. Le espressioni facciali, il tono della nostra voce, la nostra postura, i gesti e le nostre azioni forniscono a chi ci sta intorno un segnale importante di come stiamo. Lericerche dimostrano che quando parole e linguaggio corporeo non combaciano, i nostri interlocutori tendono a fidarsi di più dell’informazione fornita dalle nostre espressioni non verbali.
  3. Comunicano a noi stessi come stiamo. Sono segnali che ci avvisano di come stiamo e che ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.

In altri termini, le emozioni rivestono una funzione autoregolativa (comprensione delle proprie modificazioni psicofisiologiche e impulso all’azione) e una funzione relazionale (comunicazione agli altri delle proprie reazioni emotive). In termini evolutivi, la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell'individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente e quindi più lenta.